Seconda prova: il CSPI boccia la proposta sulla maturità 2022

Seconda prova: il CSPI boccia la proposta sulla maturità 2022

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La seconda prova scritta proposta dal Ministro Bianchi è stata bocciata dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione.

Quale sarà la sorte degli studenti italiani?

Seconda prova maturità: come sarà?

La seduta del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione del 7 febbraio ha portato scompiglio sulla questione maturità. Infatti, ventisette membri su trentasei hanno votato in maniera negativa la proposta del Ministro Bianchi.

Ciò che fa discutere è la seconda prova. In base alle disposizioni pensate dal Ministro, l'esame di Stato potrebbe articolarsi infatti su tre prove: due scritte ed una orale. La seconda prova perciò sarebbe scritta, scelta dalle commissioni d'esame e diversa per ogni scuola in base alle discipline caratterizzanti.

Secondo il CSPI, l’esame di Stato deve certamente assicurarsi del livello acquisito
nelle discipline di indirizzo del singolo studente,
ma senza far ricorso ad una seconda prova scritta.

Il parere è invece positivo per quanto riguarda la prima prova scritta: il tema di italiano.

La proposta del Ministro potrebbe cambiare?

Il parere del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione non è vincolante, perciò il Ministro Bianchi potrà apportare o meno delle modifiche.

In ogni caso, questa sentenza ha un peso importante soprattutto perché nasce subito dopo le contestazioni degli studenti.

Rivolte degli studenti in tutta Italia

La Rete degli Studenti Medi aveva già proposto una mobilitazione nazionale nei licei italiani per il 4 febbraio. Gli studenti sono scesi in piazza numerosi per contestare le nuove modalità della maturità.

In tanti ritengono che la scelta delle due prove scritte sia incoerente
rispetto alla situazione vissuta ad oggi nelle scuole italiane.

L’emergenza sanitaria e la Dad hanno messo a dura prova la scuola, tanto che, per due anni, l’esame di Stato si è svolto solamente in forma orale.

Gli studenti quindi non apprezzano questo cambiamento dopo aver passato circa tre anni in didattica a distanza.

La contestazione più grande ha preso forma a Roma ma sono state tantissime le città interessate: Milano, Bologna, Venezia e tante altre ancora.

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Photo credit: pexels.com